Ischia : porto di sole e di sogni
"...
Epperò con questa fertilità di suolo, con questo aere
purissimo, con sì svariate genti che vi affluiscono, era veramente
sventura che l'isola mancasse di un porto. Ma ciò che desiderarono
in tutti i tempi, e sempre indarno, tutti i Dinasti che Ischia signoreggiarono,
fu voluto e fatto prestamente al cenno del re Ferdinando II, immegliando
così, non è a dire quanto, la sorte di quei popolani
non solo, ma e delle vicine isole ancora, e di quanti con esse
fan traffico.
Eravi a settentrione dell'isola uno stagno ampissimo, originatosi
fin dai tempi più remoti dall'ultimo dei tre gran tremuoti,
onde quella fu sconvolta, siccome ricorda la storia, il quale appena
avrebbe dato adito a qualche navicello peschereccio che vi fosse entrato
per via di un angustissimo canale comunicante col mare. Veduto dunque
il Re che niun luogo offrivasi più acconcio ad un porto, comandava
che vi si fosse aperto nel sito più vicino al mare un'ampia
bocca da poter dare agevolissimo passaggio a qualsivoglia più
grande piroscafo da guerra, e che il suo fondo si fosse purgato di
tutte le materie, che i secoli vi avevano accumulato, affinché
anche grandi navigli vi potessero riparare e stanziarvi a loro
agio.
Acciocché poi la bollente rabbia dei venti non obbligasse i
marosi a spingere le accumulate arene in quella chiostra, e la foga
dei cavalloni nuocer non potesse ai legni nel luogo medesimo, dove
cercan salvezza, volle Sua Maestà che di lunga ed acconcia
scogliera si munisse l'entrata del porto.
... Un magnifico spettacolo si vide in quelle acque il giorno 17 settembre
dell'anno 1854.
... Quelle acque si popolarono di numero innumerabile di palischermi,
feluche, paranzelli, tartane e trabacche, folte e gremite di festevoli
passeggeri.
.. Il Re medesimo, a fianco dell'augusta sua consorte e di tutta la
regale famiglia, da una tenda innalzata sul clivo soprastante, gioiva
di quella gioia. Fu bello vedere a quanti segni di plauso si esprimesse
l'esultanza degli animi, e un bel sentire i replicati e fragorosi Viva il Re, maggioreggianti tra le numerose salve dei piroscafi
da guerra, il Tancredi, la Saetta, il Delfino, l'Antilope, della Cristina
e degli altri legni erranti nelle vicine acque con le reali bandiere.
Mostra bellissima facevano gli abiti paesani e festerecci, quelli
soprattutto delle foresi dell'isola e di Procida, che tanto ritraggono
delle antiche fogge. Sfavillavano esse per ori e argenti, con indosso
quanto possedevano in rubini e perle, e di ogni altra simil cosa
di pregio gravate più che ornate" (da Annali Civili del
Regno delle Due Sicilie, vol. LIII, 1855).