Il turismo dagli anni ’50 agli anni ‘80
di Raffaele Castagna
L'isola d'Ischia ha sempre esercitato grande attrazione per i viaggiatori diretti al Sud, in genere spiriti irrequieti ed impazienti di un mondo ristretto e vincolato a precisi confini, ma anche ospiti richiamati dalle molteplici virtù terapeutiche delle fonti termali.
«La
fama delle grandi figure di artisti e poeti che qui hanno lasciato
orme indelebili del loro soggiorno o del loro passaggio ha varcato
i confini dell'Italia e altri non mancheranno di venire in quest'isola
che promette loro gioia e riposo rinfrancanti. Ai tesori di arte,
di storia... si affianca la potenza di vera resurrezione che per
i corpi stanchi e fiaccati hanno in questa terra il clima, le acque
marine e minerali fredde e termali, le stufe, le fumarole, le sabbie,
le emanazioni radioattive, con tutto il contorno di gaio, libero
riposante soggiorno.
Ai 30.000 abitanti ogni anno si sono aggiunti circa 6.000 villeggianti,
dei quali non meno di 5.000 per cure. Piccolo numero invero.
Ma l'isola è considerata sede climatologicamente desiderabile
più per l'esperienza tradizionale che per documentazione scientifica
e propaganda efficace» (Da una
Comunicazione di Placido Ruggiero al Centro Studi di Ischia - 29 giugno
1946).
A partire dagli anni '50 assume poi vigore il turismo nella sua accezione moderna come bisogno di evasione non occasionale e ricerca di svago, di mondanità, di bellezza per il proprio corpo da parte di ceti sociali più elevati. Ai tradizionali motivi originari (sole - mare - aria - acque miracolose) occorre aggiungere elementi nuovi di richiamo, e soprattutto le attrezzature ricettive. Si verificano in questo periodo le prime “grandi cotte" per l'isola (Marzotto - Rizzoli), ma si avvia ad opportune e specifiche realizzazioni anche l'iniziativa locale, pubblica e privata. L'isola sviluppa nuove risorse economiche (a danno dell'agricoltura e di occupazioni tradizionali) e molti ne ricercano la conquista. Ha subito buon gioco un turismo d'elite che forse non esprime bene il vero volto e la reale vocazione di Ischia, ma contribuisce ad estenderne sempre più la risonanza nel mondo. Una spinta notevole è anche offerta dalla massiccia propaganda su tutta la stampa della Casa editrice Rizzoli, da proiezioni cinematografiche, da congressi internazionali e raduni periodici di specialisti del turismo e del termalismo.
«Dei 560 letti in alberghi, pensioni, locande del 31 dicembre '49 si è saliti, in sette anni, ai 2.276 con cui l'isola d'Ischia inizia la nuova stagione turistica(1957). Dai 26 esercizi alberghieri (dei quali nessuno di lusso e di prima categoria) si è passati a 54 esercizi (tra i quali possono annoverarsi tre alberghi di lusso e sei di prima categoria). Continua a "salire" Ischia ed il costante aumento delle sue capacità ricettive, il sorgere, accanto ai più moderni alberghi e stabilimenti termali, di una serie di minori iniziative alberghiere e di nuovi confortevoli impianti per lo svago ed il divertimento, fa presumere che, se opportunamente sarà contenuta qualche non intelligente tendenza all'incremento dei prezzi, provocata dalla euforia del momento, anche il terzo cielo, quello della stabilità e della sicurezza di una affezionata clientela di soggiorno e di cura, potrà essere dall'isola raggiunta» ("Lettera da Ischia" anno primo n. 4 - 1957/58)
Gli
anni ‘60
Nonostante qualche velata preoccupazione (l'incertezza sul futuro
anche per cause interne è già una costante che
si fa strada), tutto procede a gonfie vele e ulteriormente Ischia
si afferma in un turismo che non è più soltanto
quello di lusso, ma si apre a nuove e più ampie prospettive
(italiane e straniere). Con il favore del generale "boom economico" italiano
esplode anche il "boom ischitano. Già nel 1962 viene
superata quota un milione nel calcolo del numero delle presenze
dei forestieri.
«Ischia 1964 è superpopolata. Ischia di dieci anni fa lo era molto meno. E in questo senso, nell'accresciuto numero di turisti e villeggianti, Ischia ha vinto la sua battaglia. Una parte di Ischia e di ischitani, Forio, Panza, Serrara Fontana, S. Angelo, comuni ignorati dal grande editore lombardo, sono rimasti all'epoca di Adamo; e grazie a Dio, ai Maronti, per citare una delle due o tre marine ancora possibili, si può stare tra un centinaio di persone a prendere il sole. A voler parlare si dovrebbe conoscere il tedesco o il francese. L'italiano è relativo, e bagnini e marinai, di un'assoluta discrezione, sanno rinunciare ai soprapprezzi. Ma per conquistare i Maronti bisogna lasciare la macchina in alto, lontano, e poi camminare, scendere, salire, cadere nella polvere. L'ambiente è fresco, animato dai venti, e i parasole volano via. Ci vuole quindi volontà, costanza, scelta. Questi itinerari non piacciono a nessun tipo di turista e villeggiante nostrani. Il nostro villeggiante vuole stare in compagnia, vuole la folla e le comitive, e cerca la prima e costituisce le seconde. Lì gode, si distende, si distrae. Lì si riconosce uomo tra gli uomini. E se alle sue spalle c'è una spiaggia mondana o uno sporting, abitato da un paio di stelle e di divi, ne va orgoglioso e allunga il passo» (Le Ore - a firma di Domenico Rea)
II
progresso reclama peraltro le sue vittime, in quanto occorre soddisfare
le nuove esigenze: panorami scompaiono, costruzioni
recenti tolgono genuinità e naturalezza ai luoghi più caratteristici
(si edifica anche su promontori, colline, presso spiagge e coste).
Locali notturni, alberghi, pensioni, ville, stabilimenti marini,
commerci, costituiscono la voce nuova dell'avvenire economico isolano.
Fa difetto una sufficiente pianificazione territoriale, capace di
difendere il patrimonio naturale, di sottrarre all'usura edilizia
alcune zone, di stabilire un giusto equilibrio tra l'uomo e l'ambiente.
Ci si avvede della elefantiasi dei problemi soltanto quando è troppo
tardi, sicché per i dovuti provvedimenti si cozza spesso contro
enormi ostacoli di varia natura. Temi dominanti accanto al turismo
in continua crescita: la degradazione del paesaggio - l'inquinamento
da scarichi e da fognature - il piano regolatore - l'alimentazione
idrica - lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani - la viabilità -
il risanamento igienico degli abitati baraccali - i trasporti, marittimi
e terrestri.
D'altra parte lo stesso sviluppo dei settori ricettivi e residenziali
con l'espansione dei centri urbani rende presto insufficienti i provvedimenti
e le realizzazioni di cui,pure, gli enti locali si rendono partecipi
e promotori.
«Mai come in quest'estate si è avuta la sensazione che il fenomeno precipita verso forme di degenerazione e di impoverimento. Ischia e Capri, quelle che venivano definite le due perle del golfo, stanno distruggendo se stesse; il cemento divora spiagge e pinete; nuove mastodontiche costruzioni deturpano le zone più incantevoli delle due isole; la densità edilizia provoca affollamenti, ingorghi nel traffico, paurose congestioni, rumori snervanti. Il fenomeno appare forse più rilevante a Ischia; si preparano nuovi alberghi per attrarre ancora migliaia di persone nelle zone più congestionate dell'isola. Intanto le macchine restano ferme da un capo all'altro di Ischia Porto; l'acqua manca per 3/4 giorni di seguito; i vigili urbani consumano centinaia, ma che dico?, migliaia di blocchetti di contravvenzioni per divieti di sosta» (Il Mattino- 10 agosto 1967).
Il fattore termo-climatico acquista notevole importanza e si pone come la premessa di un indirizzo più completo nelle prerogative turistiche dell'isola d'Ischia, permettendo un progressivo e costante allungamento della cosiddetta "stagione estiva", con il concorso di correnti turistiche provenienti dai paesi esteri.
«Svedesi, norvegesi, inglesi, francesi, tedeschi. Hanno inaugurato
essi, come sempre, anche quest'anno a centinaia, con l'elenco già fatto
delle cose da vedere a tutti i costi, il periodo in cui gli ischitani
usano cedere ai graditi ospiti forestieri il godimento delle loro
ricchezze in fiore nella loro isola. Han cominciato a giungere
e tutti han detto "benvenuti". Dagli isolani è stato
fatto posto - nei ristoranti, nei ritrovi, perfino nelle case - alle
ragazze longilinee e agli uomini dagli occhi chiari. Silenziosi e
discreti, essi non danno fastidio Sono appena la semplice avanguardia
dell'autentica folla dei prossimi mesi, sono soltanto il tempestivo
segnale d'allarme perché le boutiques ritardatane si affrettino
a completare i lavori di rinnovamento e perché gli alberghi
i le pensioni siano pronti a mobilitare da un momento all’altro
per la nuova stagione, il loro piccolo esercito di dragomanni».
(G.Deuringer - "Lettera da Ischia" -giugno
1965 a.III n.6)
Gli
anni ‘70
La stagione turistica appare distinta in due periodi di contrastanti
aspetti per comportamento dei vari ospiti: l'uno tranquillo
e riservato, l'altro rumoroso e molto appariscente. Tutti
i centri isolani sono investiti dal turismo nella sua nuova dimensione
sociologica e dall'aumento di arrivi e di presenze in periodi più ampi.
Nonostante carenze e disagi di organizzazione, il numero cresce
sempre. Ricettività, attrezzature, richiami nuovi coinvolgono
anche quei Comuni rimasti per qualche tempo attardati nel
campo delle iniziative pubbliche e private. Anche il termalismo
trova maggiore divulgazione. Il nuovo "boom" giunge
contro ogni previsione. Non è soltanto il turismo di massa
che affolla questa terra ormai felicemente e facilmente conquistabile
attraverso l'incremento dei trasporti marittimi, ma è soprattutto
la domanda germanica a tenere banco per un periodo stagionale che
va da marzo a ottobre; neppure la parentesi di luglio ed agosto
frena tale settore importante del turismo. Il ritmo della vita è frenetico,
poco rispondente a quello tradizionale di un'isola che si rendeva
bella per la magnificenza della natura, per un certo distacco dalla,
terraferma e per le acque termali. Ischia perde la sua "insularità" e
del continente assume i caratteri e i problemi che di anno in anno
divengono sempre più complessi, più dibattuti e sentiti,
mettendo a nudo la differenza stridente fra un angolo e l'altro
della sua terra, annotando con diverso spirito e con vario
sentimento quanto l'uomo con la sua opera tende a fare e a disfare.
La stessa vita dell'isolano , la vita di tutti i giorni nel lavoro,
presenta aspetti diversi e mutevoli. Si lavora solo ed esclusivamente
in funzione turistica. L'artigianato va scomparendo. L'agricoltura
resta appannaggio degli anziani.
Gli
anni ‘80
Previsioni per il futuro?
Trenta anni di turismo dimostrano che l'isola d'Ischia "tiene" bene,
nonostante i suoi contrasti nei toni moderni e nelle tradizioni,
l’insufficienza di alcuni servizi e carenze organizzative.
Prevale fortunatamente la filosofia di chi s'avvede che, prendendosela
allegramente, Ischia è sempre un paradiso. In modo ottimistico
si può quindi guardare agli anni '80, specialmente se il turismo
comincia ad essere visto, in sede nazionale e regionale, nella sua
esatta dimensione ed importanza, in modo da appoggiarne lo sviluppo
spontaneo in atto, specialmente se in sede locale ci si decide a "lavorare" di
più e a "contrastarsi" di meno. Pur continuando
infatti a sperare e ad avere fiducia nella "buona stella",
occorre porre premesse meno aleatorie, come organizzazione e preparazione,
garanzia di servizi adeguati, maturità generale, presenza
delle autorità amministrative e delle forze politiche nei
problemi vari, al fine di attuare giuste soluzioni e non di prolungarne
le dispute. Un tale programma può trovare rispondenza nella
realtà , se si riesce ad impostare una politica unitaria
e di collaborazione tra i sei Comuni, cosi come tra questi e le associazioni
specifiche, locali e regionali. Isolatamente, per determinati problemi
si adottano provvedimenti che non offrono la possibilità di
superare tutte le difficoltà: lo testimonia il cammino percorso
in trenta anni, se è vero che turismo e problemi hanno avuto
una progressione di eguale intensità, se è vero che
il discorso oggi cade ancora su aspetti presenti nei dibattiti
e nella dialettica degli anni '50, degli anni '60 degli anni '70.