Villa Arbusto

Villa ArbustoVilla settecentesca costruita a Lacco Ameno da Carlo d’Acquaviva, duca d’Atri, sulla omonima collina che prenderebbe nome da alcune piante ivi fiorenti e rigogliose. Ai duchi d’Acquaviva l’anno 1805 subentrò la contessa di Conversano, loro parente, essendosi spenta, in linea maschile, la loro discendenza. Successivamente (prima del 1840) troviamo proprietari i fratelli Biondi e quindi il 1872 il nipote cav. Sergio Frisicchio. Verso la fine del secolo XX l’intero complesso fu venduto ai signori Ciannelli-Nesbitt; Nicola Ciannelli aveva già ottenuto il 5 febbraio 1898 dal comune di Lacco Ameno l’ex giardino dei monaci di S. Restituta per costruirvi uno stabilimento termale, che effettivamente vi realizzò. In seguito ad un dissesto finanziario nel 1919 l’ex villa del duca d’Atri veniva espropriata e smembrata in due: quella a ponente, la dimora del duca (con le Terme Regina Isabella) al sig. Arcangelo Mastrorillo; quella a oriente, il Belvedere con il giardino, al sig. Pasquale Angeloni di Napoli. Il 1935 Nicola Ciannelli, figlio, riacquistò la parte dell’Angeloni; per una questione di confine si accese tra i Ciannelli e i Mastrorillo un lungo giudizio mai definito. Nel 1951 il comm. Angelo Rizzoli acquistò tutto, giardino e villa, ne restaurò ogni parte e l’adattò a tutti i moderni conforti; il giardino fu arricchito di piante e fiori. Alla morte di Rizzoli gli eredi decisero di vendere la villa e attraverso varie vicende il Comune di Lacco Ameno riuscì ad acquisirla al patrimonio pubblico, per impiantarvi il nuovo museo archeologico.

Arbusto. Collina formatasi con l’eruzione vulcanica di Zaro tra i 10.000 e gli 8.000 anni a. C. Insediamenti umani vi dovettero essere presenti già nell’età neolitica e nell’età del bronzo; vi si insediarono poi i coloni greci. Nel periodo altomedievale faceva parte del “Patrimonio di San Pietro” e verso il Mille ne diventò proprietario il conte Marino, il quale l’assegnò con altri beni al convento benedettino di Cementara in Lacco Ameno. Nel ‘600 vi fiorì una masseria, citata col nome “L’Arbosto”, che nel XVIII sec. fu ristrutturata dal duca d’Atri, Carlo di Acquaviva, con la realizzazione di due edifici e annessi vari. Il toponimo è in genere riportato alla ricca vegetazione ivi esistente (arbustum = luogo piantato ad alberi) o più specificamente alla pianta del corbezzolo (arbutus = corbezzolo; arbutum = frutto del corbezzolo). «Nel giardino artefatto nel masso della lava, evvi tra gli interstizi di essa una fumarola accomodata per uso di stufa. Tra gli spiragli di questa fumarola vi ho veduto albergare impunemente le lucertole» (De Siano). Qui venne alla luce un’urna sepolcrale poi portata nel Santuario di S. Restituta