Storia singolare di una antica usanza di origine
greco-ortodossa, acquisita dalla tradizione popolare ischitana
L'utilizzazione di Rubia tinctorum L. nell'isola d'Ischia
di Roberta Vallariello
Rubia
tinctorum L., appartenente alla famiglia delle Rubiaceae, è una pianta
erbacea perenne rizomatosa, strisciante, abbondantemente ramificata,
dotata di lunghi fusti rampicanti a sezione quadrangolare e ricoperti
da brevi aculei rivolti verso il basso. Le foglie sono verticillate
e si presentano in numero di 4/6 per ogni verticillo; anch'esse sono
provviste di brevi aculei sia lungo il margine che lungo la nervatura
mediana della pagina inferiore. I fiori compaiono da aprile a giugno,
sono di dimensioni ridotte e con corolla gialla. I frutti sono nerastri,
carnosi, di forma più o meno tondeggiante e di circa 5 mm di
diametro; ognuno di essi contiene un unico seme.
La denominazione di tale pianta deriva dal latino ruber e si riferisce alla presenza, nelle radici e nei fusti sotterranei,
di sostanze coloranti di cui la più importante è l'alizarina
rossa; le radici polverizzate venivano commercializzate col nome di
garanza e adoperate per tingere in rosso filati e tessuti.
Originaria dell'Asia occidentale e centrale, R. tinctorum fu introdotta in Europa, ove si diffuse rapidamente in coltivazione.
Essa veniva utilizzata sia in fitoterapia che nell'arte tintoria;
inoltre, i pastori la adoperavano (solo la parte epigea) per filtrare
il latte dopo la mungitura, liberandolo così da eventuali corpi
estranei.
Successivamente, nel 1868, mediante sintesi chimica, Graebe
e Lieberman riuscirono ad ottenere la stessa sostanza colorante presente
nelle parti ipogee di tale pianta; e a partire dal 1880 tutta l'alizarina
rossa commercializzata era di origine sintetica. In seguito a questa
scoperta la coltivazione di R. tinctorum fu abbandonata e tale
specie si inselvatichì nelle zone costiere e submontane dell'Italia
peninsulare e insulare. Attualmente, R. tinctorum si ritrova
in special modo nel sottobosco di ambienti a clima mediterraneo, al
pari di una specie assai simile: R. peregrina L. Entrambe le
entità sono ancora oggi impiegate come piante medicinali.
Nell'ambito delle tradizioni popolari dell'isola d'Ischia,
ove R. tinctorum è denominata in forma dialettale "rova",
durante le feste pasquali secondo il calendario liturgico della religione
cristiana, è consuetudine preparare delle uova con guscio colorato,
utilizzando a tale scopo le radici e i fusti sotterranei di questa
pianta; le uova sono usate per confezionare piccoli cestini da regalare
ad amici e parenti e per decorare le tavole imbandite durante le feste.
Sono numerosi gli ischitani che, in prossimità
delle feste, si recano nei campi a raccogliere la rova; chi
non conosce tale pianta chiede la cortesia all'amico o al parente
di procurargliela. Successivamente, all'interno delle mura domestiche
e al sicuro da sguardi indiscreti, si fanno bollire le uova intere,
insieme alle parti ipogee schiacciate adoperando accorgimenti particolari
che consentono di evitare che esse si rompano durante la bollitura
e usando tecniche tintorie individuali; si ottengono, così,
uova con guscio di colore rosa intenso o rosso porpora opaco oppure
brillante. È da sottolineare che le operazioni relative alla
bollitura delle uova e alla colorazione dei gusci non sono sempre
le stesse; ogni ischitano, infatti, usa metodi particolari tramandati
da generazioni nell'ambito familiare, questi sono piccoli segreti
custoditi gelosamente.
L'usanza di preparare uova colorate, ormai entrata a far
parte delle tradizioni popolari ischitane, è di origine greca
(ortodossa). Ad ogni modo, essa non fu importata dagli antichi Greci
che approdarono nell'isola d'Ischia nell'VIII sec. a.C., ma giunse
nell'isola molto tempo dopo, a causa di un triste evento che colpì
gran parte del popolo greco verso la fine del XVIII secolo e in seguito
al quale si costituì la minoranza greca presente nelle regioni
meridionali dell'Italia.
Nel 1770, la regina di Russia, Caterina II la Grande,
mandò in Grecia due suoi generali, i fratelli Orloff, con l'incarico
di organizzare una rivoluzione contro i Turchi che in quel periodo
dominavano sul popolo greco. Quest'ultimo, sperando che la Russia
ortodossa potesse costituire un grande alleato in grado di fronteggiare
l'impero ottomano e di liberare la Grecia dalla dominazione turca,
organizzò una grande rivolta che si rivelò particolarmente
sanguinosa nel Peloponneso.
Inizialmente, i Greci riuscirono ad ottenere alcuni successi,
ma ben presto i Turchi ebbero la meglio; pertanto la rivolta fallì
e i fratelli Orloff rientrarono in Russia, lasciando il popolo greco
in balia dei loro dominatori. La rappresaglia dei Turchi fu feroce
e sanguinaria e provocò un esodo di massa dei Greci verso l'Italia
meridionale.
Pertanto, la presenza di una minoranza greca almeno in
parte albanofona in Italia meridionale non è altro che il risultato
di questo triste evento storico. I Greci che giunsero in tali zone
vi portarono i loro usi, costumi e tradizioni e, tra l'altro, introdussero
nell'isola d'Ischia l'usanza di tingere le uova e le relative tecniche.
Attualmente, si può affermare che questa consuetudine è
ormai parte integrante della tradizione locale ischitana.
SU