Letteratura termale (2)
di Raffaele Castagna
All'inizio
del '600, considerando che molte guarigioni si ottenevano con l'uso
dei bagni termali, apprestati in luoghi dell'isola d'Ischia, i nobili
cavalieri che avevano già istituito in Napoli un
Monte per soccorrere le miserie dei loro concittadini, ritennero
non doversi negare ai bisognosi un rimedio così salutifero
e pertanto fu promossa la realizzazione di un ospizio per infermi.
Il 25 gennaio del 1604 Cesare Sersale, il primo e principale fondatore
del Monte, in compagnia di medici e di architetti partì per
l'isola; quivi scelse il casale di Casamicciola come il luogo più opportuno
e vicino alla sorgente delle famose acque del Gurgitello. Col denaro
di Fabio e Giordano Pignatelli si incominciò a costruire
l'ospizio e la pratica dei bagni fu avviata nell'estate del 1605,
prima ancora che l'edificio fosse ultimato.
Negli anni successivi molti miglioramenti furono apportati al fabbricato
per quanto riguarda i dormitori, le sale da bagno e le stufe, grazie
alla solerzia e alla pietà de' Governatori. Nel 1854 la fabbrica
fu poi assai ampliata e nel 1864 furono ammessi nel luogo 733 infermi,
di cui 471 maschi e 262 femmine."Le speciali malattie ivi curate
- si legge in una cronaca - si riducono a' mali del sistema nervoso,
come tremore, emiplegia, paralisi, sciatiche, e via dicendo; a' dolori
cagionati da cause reumatiche, o da vizii degli umori; a' mali delle
ossa, come carie, necrosi, idrartosi, tumori bianchi, anchilosi; ed
infine alle scrofole ghiandolari, alle piaghe e simili".
C'era anche la possibilità di usufruire dell'uso gratuito dei
bagni, delle docce o delle stufe, ma vivendo a proprie spese nel paese.
Ed inoltre molta quantità di acqua salutifera era portata a
Napoli nelle case di quegli infermi che non potevano giungere ad Ischia,
sicché grandissimo era il numero di infelici soccorsi dal Monte
della Misericordia.
Nel
1726 i bagni d'lschia sono celebrati da Camillo Eucherio de Quintiis
(1675-1733) in un poema di oltre ottomila versi in lingua latina: Inarime seu de balneis Pithecusarum - libri VI
Guarito da una opprimente malattia alle mani con l'uso delle acque
minerali d'Ischia, il Quinzi volle, come segno di riconoscenza, celebrare
l'isola e quelle acque con la sua vena poetica e nella lingua di Cicerone
e di Virgilio. Sono quindi cantati i luoghi, le qualità miracolose
di ogni sorgente, delle stufe e delle arene, i modi di trarne giovamento.
La materia è tratta - e lo dice l'autore stesso - da Giulio
Iasolino. Ma il tutto è spesso ripresentato in una caratterizzazione
mitologica e arricchito non solo con la fantasia, ma anche con ampi
riferimenti geografici e naturalistici.
P. Gennaro Gamboni (13) in una breve presentazione del poema e del
suo autore (1952) così scrive: "La materia di Inarime,
arditissima per sé, trovò nel Quinzi il poeta nato,
lo studioso addestrato alla finezza dell'espressione classica. Per
ciò il dotto gesuita ha dato una vera opera d'arte, che lo
distinse tra i migliori umanisti del primo Settecento europeo. In Inarime il Quinzi seppe spargere profumi di leggiadra poesia
sulle cose più refrattarie. Vi si riscontrano episodi, descrizioni,
metamorfosi di ovidiana bellezza ed efficacia".
L'autore si rende conto di essersi assunto "uno scabroso compito"
nel voler descrivere questioni concernenti la medicina, non solo in
latino, ma anche secondo le regole della poetica; "si aggiunga
la descrizione molto complicata dei luoghi, delle terme, delle fonti
e dei bagni, e di altri elementi di tal genere: la quale non ha precedenti
in alcun autore classico della latinità, neppure una nota,
per non dir una parvenza. Quindi grande lavoro avrebbe procurato a
chiunque, anche espertissimo, trasportare quegli argomenti in latino
dalla lingua indigena (certo rozza e agreste)" (14)).
Al poema Inarime accennò anche Giambattista Vico, il
quale criticava chi riteneva che "il padre Quinzi della Compagnia
di Gesù abbia scritto i suoi nobilissimi libri De bagni alla maniera di Lucrezio, quando ed esso charissimo autore apertamente
professa d'avergli lavorati sull'esempio della Georgica di
Virgilio" (15). Altri lodarono il poema per il diletto che reca
"con l'aver superato gli ostacoli dell'argomento senza oltraggio
della poetica bellezza".
Probabilmente l'opera di Quinzi non offre nulla di più di quanto
scrive lo Iasolino né testimonia alcun progresso sotto l'aspetto
scientifico vero e proprio, ma rappresenta senz'altro un notevole
contributo per dare ai bagni d'Ischia un adeguato sostegno, anche
se altrettanto non si può dire per una diffusa divulgazione,
essendo scritta in latino, contrariamente a quanto il poeta si augurava:
(Ischia) ..ora con nobil stile
poetico celebrata, raggiungerà
lontane regioni dell'occidente
e dell'oriente; famosa muoverà
verso sconosciute contrade.
Di
Gian Andrea D'Aloisio, medico ischitano, nel 1757 è un'altra
opera fondamentale (16) sui bagni d'Ischia (quasi 500 pagine) dal
titolo: L'infermo
istruito nel vero salutevole uso dei rimedi minerali dell'isola d'Ischia. Dopo una
descrizione generale sull'isola e la sua storia, sono trattate sorgente
per sorgente le proprietà fisiche e mediche, ora approvando,
ora criticando quanto aveva scritto Giulio Iasolino. Ma altri erano
i mezzi che poteva egli utilizzare per le sue analisi: "Per primo
- scrive P. Buchner - adoperò i più esatti metodi del
Settecento sulle acque di Ischia. Possedeva già un vero laboratorio
chimico, aveva a disposizione una serie di reazioni sicure, evaporava
le acque, pesava ed analizzava i residui, determinava con un aerometro
il peso specifico e, avendo finalmente a sua disposizione un termometro,
non era più costretto a misurare la temperatura con la mano".
Il libro di D'Aloisio contiene anche cinque Lettere critiche ed
erudite del dott. Giuseppe Maria Verlicchi di Roma, il quale accompagnò
a Casamicciola un giovane paziente.
13 P. Gennaro Gamboni - Ischia e il suo poeta Camillo Eucherio Quinzi S. J., 1952.
14 Camillo E. Quinzi - Inarime - parte introduttiva (traduzione di R. Castagna).
15 G. B. Vico - Opere, a cura di Fausto Nicolini, R. Ricciardi Editore, 1953, p. 947.
16 Giannandrea D'Aloisio - L'infermo istruito nel vero salutevole uso dei rimedi minerali dell'isola d'Ischia, colle lettere critiche scientifiche ed erudite del dott. Giuseppe Maria Verlicchi. Napoli, 1757.