Progetto Zaro
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(Premessa | Metodo
della ricerca | Progetto | Uscite
sul territorio | .
Prodotto finale | Conclusioni)
di Carmine Negro
Premessa
L'interesse che la scuola mostra per la programmazione curricolare
non sempre si accompagna con la sperimentazione di tecniche di insegnamento
atte a facilitare lo sviluppo delle capacità apprenditive.
Programmazione curricolare e ricerca didattica sono infatti un binomio
inscindibile, se si vuole quel rinnovamento della metodologia didattica
che la pedagogia sottesa ai programmi del 9.2.79 intende promuovere.
L'obiettivo di guidare gli alunni alla "conquista di capacità
logiche, scientifiche ed operative" ed alla progressiva maturazione
della coscienza di sé e del proprio rapporto con il mondo esterno
(1) e quindi all'autonomia del pensare e dell'operare non può
che fondarsi sulla metodologia stessa del pensare e dell'operare razionalmente
(2).
"Se si analizza l'itinerario che la mente segue, la strategia
a cui ricorre quando affronta problemi e tenta di risolverli, vi si
trovano allo stato grezzo molti di quegli elementi, che, poi, raffinati
e razionalizzati, danno luogo al vero e proprio metodo della ricerca"
(3). La vita, in ogni suo momento, comporta il ricercare, ossia il
pensare intenzionalmente, il dirigere consapevolmente il pensiero.
"La ricerca costituisce la forma più autentica dell'esperienza
di qualsiasi soggetto umano, la via più naturale e spontanea
seguita dallo sviluppo umano in generale, la base di ogni effettivo
apprendimento anche scolastico.... la ricerca è norma didattica
fondamentale" (4).
Il metodo della ricerca
- "Quando la scuola è più attenta all'oggetto dell'insegnamento
che al soggetto dell'apprendimento, più alla logica delle materie
d'insegnamento che alla psicologia del processo apprenditivo, più
alla quantità delle informazioni da trasmettere che agli abiti
mentali e spirituali da suscitare, l'attività didattica si
risolve prevalentemente nell'esposizione dei contenuti del programma,
nell'enunciazione di regole, di definizioni, di classificazioni e
nell'accertamento del livello di ritenzione da parte dell'alunno.
La ricerca viene esclusa quale tecnica di insegnamento, perché
non viene riconosciuta e valutata quale metodo, naturale e spontaneo,
di apprendimento" (5).Ma qual è il compito della scuola,
come servizio educativo, se non quello di focalizzare la propria azione
sulla stimolazione e sul rafforzamento delle capacità dell'alunno
sull'acquisizione di conoscenze, abilità, comportamenti, valori,
facendo leva sul naturale bisogno presente in ogni soggetto umano,
anche handicappato, di conoscere e di conoscersi, di affermarsi, di
essere se stesso, di entrare in rapporto con gli altri ed essere considerato?Per
far questo è necessario che il docente oltre ad una conoscenza
delle dinamiche evolutive ed apprenditive dell'alunno deve rinunciare
alla supremazia culturale,ad ogni forma di autoritarismo didattico,
per "porsi al fianco dell'alunno in qualità di co?ricercatore:
egli non fornisce le risposte agli interrogativi, le soluzioni ai
problemi per non vanificare l'impegno euristico degli alunni, ma assicura
con la guida alla correttezza procedurale le notizie utili al raggiungimento
dell'obiettivo prefissato (6); s'adopera perché l'alunno possa
"operare una sua organizzazione dell'esperienza, sviluppare autonomia
e senso critico, affrontare le capacità di osservare e di cogliere
analogie e differenze, apprendere a scoprire, considerando che l'esperienza
della scoperta è di per sé motivante ed autogratificante"
(7).
Per far questo è necessario che si abbandoni una didattica
che si basa sulla trasmissione del sapere già fatto e sostituisca
alla lezione espositiva la ricerca che si traduce nella soddisfazione
del bisogno dell'al unno ad adoperare la propria intelligenza ed a
scoprire il sapere in base alle proprie attitudini inventive e riflessive.
In questo modo 1a scienza viene spogliata del manto dogmatico che
la scuola le ha messo addosso, per riacquistare la sua veste problematica:
essa, infatti, nasce dai problemi che la realtà pone all'uomo
e dallo sforzo di questi di capire e di risolvere. L'alunno viene
avviato, passo passo, a partecipare all'impegno permanente di ricerca
dell'umanità" (8).
"Se noi insegniamo una determinata disciplina, non è certo
allo scopo di creare delle piccole biblioteche viventi su tali discipline,
ma piuttosto allo scopo di portare uno studente a pensare per proprio
conto in termini matematici, a valutare determinati fatti così
come per lo storico, a partecipare al processo di creazione del sapere"
(9).
"I contenuti superficiali di una disciplina possono anche essere
insegnati attraverso la pura e semplice istruzione, ma la capacità
di pensare nei termini di una disciplina può essere insegnata
soltanto attraverso la ricerca. Ciò che è caratteristico
della rivendicazione di un insegnamento fondato sulla ricerca è
l'assunzione che si può pensare nei termini di una disciplina
di studio ad un livello elementare altrettanto quanto ad un livello
avanzato" (10).
"La scienza - dice K. R. Popper - dovrebbe essere raffigurata
come qualcosa che progredisce da problema a problema... il problema
ci sfida ad apprendere a far progredire la nostra conoscenza".
A questo modello ci si è riferiti nell'attività
integrativa Progetto Zaro che le classi 3C e 3G a tempo prolungato
della scuola media di Forio hanno realizzato nell'anno scolastico
1988189.
Motivazione
- Nell'elaborare il progetto su Zaro si è tentato di aprire
la scuola al territorio e il territorio alla scuola. Infatti se tra
i fini della scuola c'è quello di "fare cultura"
nel senso di arricchire la vita intellettuale di una comunità,
questo non può avvenire fuori dal contesto storico-geografico-naturalistico
e socio-economico in cui essa è chiamata ad operare. Proiettando
l'attenzione su un angolo molto suggestivo di Forio, poi, si voleva
sensibilizzare alla salvaguardia di quel brandello di macchia mediterranea
che ancora non è stato fagocitato dalla dirompente e inarrestabile
potenza speculativa. Il poco verde rimasto rischia, infatti, di scomparire
da questa porzione dell'isola; il che è tanto più grave
se si pensa che questo Comune vive quasi esclusivamente di turismo.
E il turismo, si sa, è attratto oltre che dal termalismo, dalle
bellezze naturali.
Didatticamente si trattava di rapportarsi alla natura in modo nuovo
e di verificare in situazione un'altra attività integrativa
svolta nell'anno scolastico 1987/88 avente per tema la comunicazione
attraverso le immagini e il suono e della quale già abbiamo
parlato su queste pagine (11).
Il Progetto
- La collaborazione con il Museo Tridentino di Scienze Naturali di
Trento (Progetto Velaverde 88/89) è stata preziosa; attraverso
il quaderno di base "Scuola di natura", siamo venuti a contatto
con uno strumento di lavoro che ha facilitato, e di molto, la realizzazione
di questa ricerca d'ambiente.
"Ricerca d'ambiente è, genericamente, uno studio condotto
sopra un ben preciso e definito luogo. L'obiettivo ultimo di una ricerca
d'ambiente è la descrizione di detto luogo, descrizione che
può essere completa e totale, oppure settoriale, oppure ancora
specialistica" (12).
Il quaderno di base, vero e proprio strumento di campagna,
che ciascun alunno aveva in dotazione, consentiva di raccogliere dati
e immagazzinarli correttamente nelle varie sezioni in cui esso era
suddiviso: laboratorio di base, problematizzazione, piste preferenziali
di ricerca.
Il laboratorio di base aveva lo scopo principale di portare
gli alunni a contatto diretto con il 1oro" ambiente, affinché
percorrendolo ci si potesse rendere conto della sua reale estensione
fisica, della rete di sentieri che l'attraversa, della morfologia
generale. Questa sezione costringeva la classe a guardarsi attorno,
per riconoscere i singoli elementi (sottoambiente) del paesaggio totale,
facendo nascere la necessità di uno strumento topografico in
scala adeguata e di una toponomastica.
La fase di problematizzazione si svolgeva in aula. Tutta
la classe partecipava a fare il punto della situazione, veniva fatta
la sintesi delle attività svolte, si facevano proposte di lavoro,
venivano messi sul tappeto tutti i "perché" che avevano
incuriosito ed ai quali non si era stati in grado di dare una risposta.
Con la pista preferenziale di ricerca si cercava di rispondere
ad un problema non risolto che l'ambiente poneva e che era stato focalizzato
proprio in fase di problematizzazione.
In ogni ricerca d'ambiente, sia quella condotta da un ricercatore
professionale che quella scolastica, si possono riconoscere quattro
fondamentali momenti ed un prodotto finale:
1) Localizzazione del luogo di studio.
2) Analisi di detto luogo per riconoscerne gli elementi costituenti.
3) Indagine condotta su ogni singolo elemento (o su quelli che eventualmente
interessano).
4) Sintesi di quanto si è arrivati a conoscere di quell'ambiente
per giungere al prodotto finale, alla descrizione di quell'ambiente.
È ovvio che per uno specialista i primi due momenti sono rapidi
se non immediati, in funzione della sua esperienza, mentre in un processo
didattico niente deve essere dato per scontato" (13).
Il prodotto finale, valido momento di autoverifica del lavoro
svolto si è concretizzato, a fine anno, in una mostra, in una
serie di diapositive e in un filmato promozionale.
Le uscite sul territorio
- I ragazzi provenienti dalle due terze (nelle attività integrative
si è lavorato a classi aperte) sono stati divisi in quattro
gruppi. Ogni martedì pomeriggio con il pullmino del Comune
ci si recava sul luogo di studio dalle ore 14.30 alle ore 16.30. Le
uscite erano intervallate da momenti di rielaborazione a scuola. Ogni
uscita aveva un suo specifico obiettivo.
Uscita n. 0 Esplorazione emotiva. Con questa uscita si è
venuti in contatto per la prima volta con l'arca di studio scelta.
Si è ammirato in modo particolare la bellezza del luogo; uscita
fondamentale perché tesa a creare interesse e piacere per il
lavoro che si andava a svolgere.
Uscita n. 1 Localizzazione del luogo di studio. In questa
uscita si è andati alla scoperta del luogo osservando la posizione
rispetto all'isola e a Forio. È stata, inoltre, divisa l'area
di studio in quattro piccole zone ed ognuna è stata affidata
ad un gruppo. In questa uscita e nelle altre che l'hanno seguita,
oltre ad eseguire l'obiettivo proprio dell'uscita, sono state fatte,
da parte dei singoli gruppi, le rilevazioni delle condizioni atmosferiche
(pressione, temperatura, umidità, stato del cielo, vento, etc..)
intervallate di 30 minuti.
Uscita n. 2 Riconoscimento del mosaico ambientale. In ognuna
delle zone c'è stato il riconoscimento delle varie tessere
del mosaico ambientale. Ecco alcune delle varie tessere osservate:
sentiero roccioso, parracina (muro a secco), vegetazione boschiva,
formazione rocciosa, sottobosco sviluppato a chiazze, scarpata rocciosa
senza apparente vegetazione, scarpata rocciosa con vegetazione pioniera.
Uscita n. 3 e n. 3bis - Le tessere una per una. In questa
uscita sono state analizzate le tessere una per una, rilevando di
ognuna la localizzazione, il suolo, le piante, gli animali e l'intervento
dell'uomo.
Uscita n. 4 e n, 5 Topografia. Per conseguire questo obiettivo
si è usato il metodo della triangolazione; si sono suddivise
le zone in triangoli e misurati i lati e gli angoli corrispondenti.
Per comodità e maggiore sicurezza successivamente sono state
adottate delle cartine.
Uscita n. 6 Toponomastica. È stato divertente trovare
nomi simpatici ai luoghi di studio: la prima zona fu denominata zona
Belvedere, la seconda Tana delle Ombre, la terza Querceto giovane,
la quarta Arca dell'Abbandono. 1 sentieri che conducevano alle zone
di studio furono chiamati: sentiero ombroso e sentiero roccioso.
Uscita n. 7 Geologia . Dopo aver rilevato che l'i sola d'Ischia
rappresenta il miglior esempio di horst vulcano?tettonico, abbiamo
analizzato il modello più probabile dell'origine di Zaro, e
cioè quello di un complesso di cupole e dossi di ristagno insediate
su diverse fessure eruttive parallele, di direzione sud?est-nord?ovest.
La depressione lungo la strada statale 270 (zona Cavallaro) sarebbe
una valle tra le cupole del Marecoco e del monte Caccaviello a sud?est
ed i dossi di ristagno a nord-ovest; la massa lavica è costituita
da roccia trachitica.
Uscita n. 8 e n. 9 La Flora. In questa uscita sono state
analizzate meglio di quanto non si fosse fatto prima le piante dei
luogo. In particolare si è messo in relazione il clima mediterraneo
con inverni miti e piovosi ed estati calde ed asciutte e la vegetazione:
l'apparato radicale molto esteso ed adatto ad attaccare la roccia,
apparato fogliare adatto a trattenere l'acqua, la necessità
di evitare il contatto diretto con la salsedine. Sono state poi analizzate
le varie specie.
Uscita n. 10 La Fauna. Sono stati osservati, nel luogo di
studio, alcuni mammiferi come H topo, alcuni rettili come le lucertole
e alcuni artropodi come i ragni, le cavallette, le api, le formiche,
le farfalle e come molluschi le chiocciole.
Il prodotto finale
- Il lavoro si è concretizzato alla fine dell'anno con una
mostra, una serie di diapositive ed un filmato promozionale.
La mostra Progetto Zaro che aveva un significativo slogan: Si rispetta
ciò che si ama e si ama ciò che si conosce, riproponeva
attraverso una serie di cartelloni il lavoro svolto durante l'anno.
Un grafico tedesco che da anni ha scelto Forio e Zaro in particolare
come sede fissa delle sue vacanze, Wolfang Miethke, ha curato il progetto
grafico. In ogni cartellone, oltre alla data e all'obiettivo dell'uscita,
erano riportati i valori delle condizioni atmosferiche registrati
in quella giornata attraverso una serie di fotografie, grafici ed
ingrandimenti di cartine topografiche, il percorso didattico seguito.
Di alcune piante sono state raccolti dei campioni per un erbario che
è stato esposto insieme alla mostra. Preziosa la collaborazione
di alcuni insegnanti: la prof.ssa Buonocore per la fotografia, la
prof.ssa M. Speranza per l'incisione della matrice che gli alunni
hanno riprodotto sui cartelloni, la profssa C. Galano per il manifesto
della mostra. Molto importanti sono stati i consigli e gli aiuti dei
professori Loreto Amalfitano e Rodrigo Iacono. Il catalogo è
stato gentilmente offerto da "La Rassegna d'Ischia".
Le diapositive hanno sottolineato, meglio delle fotografie, la magia
del mare, delle rocce e della vegetazione.
Il filmato promozionale della durata di un'ora circa aveva come titolo
"La Leggenda di Zaro". Raccontava di un gruppo di alunni
che, venuti a Zaro per studiare il luogo, incontrano un nonno che
narra loro di un popolo che molti anni prima abitava quel luogo. Come
in tutte le favole, c'erano anche un re ed una regina. Il re, la regina
e il popolo avevano fatto di questa città il regno della luce
e dell'armonia."Come tutte le cose belle, anche questo regno
correva seri pericoli, perché l'invidia e la cattiveria sono
sempre pronte per sopraffare il bene ed il bello, due B che la perfida
genìa vorrebbe cancellare da tutti i dizionari. Un bel giorno,
anzi un bruttissimo giorno, il principe delle tenebre si risvegliò
nell'antro buio dove era stato tempo prima relegato e, accompagnato
dal fido Egoismo, decise di porre fine a quella grande, luminosa armonia.
Così, una notte, mentre tutti dormivano, aggredì il
regno, uccidendo tutti i suoi abitanti. La regina, pur avendo la possibilità
di mettersi in salvo, preferì condividere la sorte dei suoi
sudditi. Ma il dio del fuoco e della vita non riuscì a sopportare
tale massacro, così ingiusto scempio. Era il sangue stesso
degli innocenti a chiedere giustizia.Fu così che da Cavallaro
fece fuoriuscire tanta lava che copri interamente quello che era stato
una volta il "regno della luce". li mare di lava non risparmiò
comunque il principe delle tenebre ed i suoi perfidi consiglieri ....
La lava si raffreddò col tempo. Le rocce cominciarono a sgretolarsi,
sotto la forza del vento e dell'acqua.
Nuova vita nacque: il verde della macchia mediterranea. Ma lo spirito
egoista e malvagio del principe morto si impossessò delle persone
dallo sguardo corto e opaco. Ed infatti costoro hanno attaccato e
continuano ad attaccare il territorio frazionandolo e sottraendolo
al Nuovo Regno" (14).
I ragazzi decidono allora di impegnarsi per salvaguardare questo splendido
lembo di terra. Ma il progetto, la mostra, il filmato stesso, possono
appagare e far desistere dalla opera di continua sensibilizzazione
necessaria. Ed ecco allora che un ragazzo, coscienza critica del filmato,
torna a Zaro e trova che tutto è rimasto inalterato, anzi che
il degrado continua e continua imperterrito.
Per il filmato molto importante è stato l'aiuto fornito da
alcuni genitori, in particolare di Amalia e Orlando Calabrese.
Conclusioni -
Didatticamente il lavoro può considerarsi complessivamente
riuscito, non altrettanto la sensibilizzazione alla salvaguardia dell'ambiente
ed all'istituzione di un parco.
Ritornando sul posto quest'anno con altre classi per un lavoro analogo,
si è trovato uno degli angoli più suggestivi completamente
trasformato. Un lungo muro, diversi punti incendio, alberi sradicati
e un pezzo di collina spianato per costruire, pare, un campo di tennis;
il tutto nella più totale indifferenza. In particolare il luogo
dove erano videoregistrate le scene del ragazzo non esiste più.
Una cosa è certa, si potrà distruggere il luogo non
la coscienza critica.
Un ultimo pensiero va ad una persona che non è più tra
noi: il nonno. Senza esitazione malgrado l'età accettò
di collaborare comunicando attraverso episodi e curiosità il
grande amore per la sua terra.
1) D. M. 9.2.79 Programmi d'insegnamento
per la scuola media. Premessa generale I parte 3a.
2) Luigi Mellacqua - La ricerca didattica nella scuola media: dai
programmi alla programmazione. Ricerche didattiche n. 325 pp. 144/154.
3) F. De Bartolomeis - La ricerca come antipedagogia. Feltrinelli,
Milano, p. 72
4) R. Titone - Picodidattica, Ed. La Scuola, Brescia, p. 125
5) Luigi Mellacqua - op. cit. 6) Idem
7) M. Pontecorvo - Conoscere a scuola, E Mulino, Bologna, p. 329
8) Luigi Mellacqua - op. cit.
9) J. S. Bruner - Verso una teoria dell'istruzione, Armando, Rorna
p. 114.
10) K. R. Popper - Verità, razionalità e accrescersi
della conoscenza scientifica.
11) Il Cinema, comunicazione: immagine e suono. La Rassegna d'Ischia,
anno X n. 10 pp. 48150.
12) S. Cavagna - Scuola di Natura, guida per gli insegnanti, Ed. didattiche,
Trento 1987 p. 10.
13) Idem p. 14.
14) Pietro Paolo Zivelli - La leggenda di Zaro, Presentazione del
filmato, 1989.
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