Il Matto dei Tarocchi
Opera prima di una scrittrice napoletana: Luciana
Ruffa
di Carmine Negro
"... Sono convinta che la scrittura sia in
primo luogo uno strumento per pensare, per pensarsi, per pensare
a tutto quello che ci sta intorno, alle cose cui solitamente non
badiamo perché siamo distratti, per cercare di trovare una
coerenza nella vita nonostante tutte le sue ambiguità, le
sue conflittualità". Queste le parole pronunciate da
Luciana Ruffa alla presentazione, nella prestigiosa sede dell'Istituto
Italiano per gli Studi Filosofici di Monte di Dio a Napoli, del
suo primo lavoro: "Il matto dei tarocchi".
Autobiografico, quasi un diario, "Il matto dei tarocchi",
è una rivisitazione della propria vita da quando, "...
bambina, con i neri cortissimi capelli, la maglietta a righe rosse
e i jeans scoloriti..." vive la propria infanzia, che è
"...curiosità, .. scoperta, ... conquista, ... voglia
infinita di spazi..." fino all'età adulta quando da
"... occidentale inquieta" ricerca, nei "... cieli
d'Oriente, sterminati e divini... parole dal suono arcano e fascinoso...
pagine (che) continuano ad alitare aria e tepore".
"Certo ? continua la scrittrice ? la vita non è facile,
oscilla continuamente tra il dolore e la gioia, le arrabbiature
e i momenti di serenità." Queste situazioni nel romanzo
ci sono tutte: "... un padre autoritario e sospettoso, crudele..."
che rende difficile la vita in famiglia, e accecato dalla gelosia
tormenta oltre misura la madre; Carlo, "... compagno ideale,
... amico sincero, ... tenero, vivo, viscerale... padre tenerissimo",
e poi ancora i figli, l'impegno politico, il luogo di lavoro, la
scuola.
Nei Quaderni di Malte Laurids Bridge, romanzo diaristico di Rainer
Maria Rilke l'uomo è considerato come un foglio di carta
su cui la vita imprime dei segni e il tempo si frantuma in attimi
che fuggono via inesorabili. La scrittrice rivisita la propria storia,
racconta i vari momenti, è lì a fissarli: "la
vita è molto ricca di fatti e la scrittura deve sempre fermare,
deve tentare di fermare la vita, cogliere questa mobilità
della vita perché altrimenti scrivere non avrebbe alcun senso".
Per lo studioso Renato Bertacchini "dalla ricerca interiore
e dal viaggio intorno a sé stesso si afferma la letteratura
della memoria, che tocca il suo vertice in Proust". La Recherche,
racconto di un'autentica avventura spirituale "... fu proposta
con foga da un vecchio compagno di Carlo, durante un'inattesa visita".
Per la Ruffa, la Recherche fu "lettura appassionata che giorno
dopo giorno, con i suoi infiniti stimoli, mi reintrodusse nei campi,
ormai ritenuti infecondi, dello spirito e mi iniziò alla
magia dei bei libri. Da allora, la pagina scritta mi trascina, con
le sue spire di neri caratteri, che si inseguono e si combinano
a formare il linguaggio infinito, in esperienze interiori sempre
nuove ed esaltanti"
Nel saggio "Il Romanzo Italiano dal 1975 al 1980" G. Amoroso
scrive: "La parola non blocca il corso della realtà,
ma ne spreme gli umori sotterranei e la accompagna nelle sue metamorfosi,
nell'eterno gioco degli oggetti percepiti e di quelli chiamati a
valori di simbolo: l'esattezza del particolare è sacrificata
ad una forma di espansione, all'affresco di un'epoca, al riflesso
nei sentimenti, al buio nascosto dietro la facciata vivace, a certa
stregonesca aria, al "velo" che copre le cose (e "velo"
è parola tematica, una chiave per leggere le trasparenze
mortuarie di un universo lacerato che pare talvolta vivere nel peritissimo
edificio dello stile)".
Nel Matto dei Tarocchi, il ritorno dei ricordi emerge senza urti,
si innesta con forza e in modo nitido nel presente, trasporta "il
magma che pulsa dentro di ieri", fatto di collera, agitazione
ma anche di fatti e idee, nella vita contemporanea spesso è
coperto da una patina di malinconico tormento. In questo ritorno
dei ricordi, la scrittrice sembra cercare una risposta "al
groviglio dei sentimenti... spesso volutamente indecifrati",
qualche volta accompagna il lettore a visitare i luoghi attraverso
le proprie emozioni come quando si immerge nel "liquido vetrino...
nelle... acque letee" di Sorrento e dalla scogliera contempla
le trasparenze smeraldine dei fondali capaci di condurre "l'animo
in apnea", e far sentire il proprio corpo "un centro di
sensi, una fisica essenza".
Nel continuo oscillare tra forza e abbandono, coscienza ed emozione
in un sistema narrativo fatto di eventi ora subiti ora provocati
dai personaggi, la scrittrice sa intervenire con le sue irrequietezze,
i suoi interrogativi.
Il narrato di Luciana tentenna, in qualche punto, tra indulgenze
sentimentali e provocazioni politiche non sempre esenti da qualche
stereotipo. Dove però vince il racconto, non fatto solamente
di vicende, ma anche di idee, pensieri e ansie in una fase di ricerca
della verità, allora la prosa diventa più audace,
trasforma la lunga e attenta riflessione in uno scatto dei sentimenti
che si armonizzano con l'esterno, che determinano un caldo coinvolgimento
di paesaggi e memorie.
Wolfgang Iser, studioso tedesco, afferma che "un testo letterario
può produrre una risposta soltanto quando è letto",
pertanto "è virtualmente impossibile descrivere questa
risposta senza analizzare contemporaneamente il processo di lettura",
in altre parole "la relazione dialettica tra testo, lettore
e loro interazione".
II Matto dei Tarocchi sembra particolarmente adatto a questo tipo
di indagine, attraverso il passaggio dal discorso indiretto al discorso
diretto il lettore non è solo il destinatario ma il confidente
dell'autrice con un linguaggio che il prof. R. Filippelli definisce
"immaginoso e musicale". La narrazione di tipo autobiografico
che si costruisce attraverso la disanima dei piccoli eventi quotidiani
costringe al pensiero, al confronto, a capire e a capirsi. Il Matto
dei Tarocchi è un'opera capace di farsi leggere, ma soprattutto
sa farsi ascoltare, perché rappresenta un ritorno che è
allo stesso tempo amato ed odiato: il ritorno del rimosso.
Nel gioco dei tarocchi la carta del matto è particolare;
è il trionfo segnato con il numero zero e la figura del buffone?
Carta di pura negatività ? ricorda Michele Prisco nell'Introduzione
? che rappresenta per il consultante la follia irragionata".
(Luciana Ruffa - Il Matto dei Tarocchi pagg.
151, Avagliano editore)